Dopo un lungo periodo di allontanamento forzato è da qualche tempo possibile tornare a calcare i sentieri dei Sibillini
e questo è sicuramente una gioia per tanti tra noi che apprezzano i molti tratti caratteristici di questo notevole angolo di Appennino.
Certo, l’avvicinamento in auto è a dir poco angosciante attraverso i borghi azzerati dal sisma; luoghi dove si era
soliti fare una sosta di ristoro prima di affrontare le escursioni e poi, al ritorno, con gli occhi ancora ricolmi
delle tante bellezze incontrate, attardarsi in qualche chiacchiera seduti ad un tavolino con un bicchiere in mano.
E chissà se e quando sarà dato di ripercorrere questi semplici e simbolici rituali, forse allora significherà che un
briciolo di vitalità sarà tornata ad abitare da quelle parti .. non certo dentro le stradine tra antiche case di pietra
che non ci sono più, forse in qualche villaggio temporaneo, ma almeno un pò di vitalità sarà ritornata. Dal canto nostro
continueremo a tornare, e tornare ancora a calcare i tanti sentieri volendo con ciò dare un piccolissimo, simbolico tributo a quei luoghi.
L’escursione in sé è una delle più raccontate e classiche e di ciò è testimone il sentiero che da Forca di Presta sale
alla cima del Vettore ben inciso sul terreno per via dell’intensa frequentazione, ed anche oggi che è un giorno lavorativo
ed in bassa stagione ci ritroviamo in diversi a salire presi da paesaggi già di per sé belli, ma resi ancor più avvincenti
dalle fortunose condizioni meteo che producono una continua alternanza di sole e nubi, luci ed ombre che rimandano nuovi
riflessi dai verdi prati in quota, neve ancora qua e là e immense pareti di rocce a picco.
Fatto singolare è che delle persone che abbiamo incontrato nel nostro girovagare di una intera giornata la maggior parte
non erano connazionali bensì escursionisti di altri paesi venuti appositamente da queste parti (peraltro alcuni non per
la prima volta) a solcare le nostre bellissime montagne verso le quali, parlando, non facevano altro che manifestare stupore
ed ammirazione, nonché sugli effetti collaterali alle faticate montane consistenti nelle esaltanti esperienze culinarie serali.
Se la salita al Vettore è stata ancora una volta piena di spunti interessanti, la prosecuzione per la lunga dorsale nord che
si stacca dalla cima si è dimostrata definitivamente avvincente, ancor più con il meteo di oggi che ci ha quasi costantemente
accompagnato con mutevoli giochi di vento e nubi in cresta che poi sono una nota caratteristica degli affilati Sibillini.
La salita al Torrone è in realtà una lunga ed a tratti irta discesa dalla vetta del Vettore e se non si presta attenzione
nemmeno ci si rende conto di aver raggiunto questa “cima” che, al contrario, appare come tale se osservata dal fondo valle o
dall’antistante dorsale del Monte Redentore. Dal Torrone si nota proprio di rimpetto il Sasso d’Andrè che ha invece tutta la
fisionomia di una bella cima e quindi ci si sale con qualche soddisfazione in più. Molto invitante ed oggetto di una possibile
escursione dedicata è la cresta che prosegue verso nord dalla cima del Sasso intervallata da diverse vette intermedie.
Poiché avevamo in mente di completare le cime attorno al Vettore iscritte nella “lista dei 2000 metri”, abbiamo deciso di
risalire alla quota più elevata per andare a toccare all’estremo orientale la Cima delle Pretare; anche in questo caso si
tratta di una discesa lungo una dorsale dapprima ampia che sul finale diviene cresta affilata che si aggetta a valle
precipitando in ogni direzione con vorticosi canaloni di cui non si riesce nemmeno ad intuire il fondo.
Per rientrare a Forca di Presta si recupera la sommità del Vettore per andare poi a prendere il percorso fatto all’andata.